di Daniele MARINCIONI (foto © Roberto PROIETTO)
“Mormora la gente mormora. Falla tacere praticando l’allegria” – così recita una famosa canzone di Jovanotti. Che sia il motivo che accompagni il mondo Lazio fino al termine di un anno calcistico che, comunque vada, è straordinario.
La Lazio prosegue un cammino lungo 17 partite positive navigando con il vento in poppa, salendo adagio un gradino per volta verso l’Olimpo.
L’Olimpico ieri si è vestito di bello, come solo la Lazio “Figlia del sole che illumina le tenebre” può renderlo: una cornice straordinaria, un clima caldo nonostante il vento in faccia che ha stretto ancora di più la gente in una sciarpata di cuori.
L’incontro è stato tra i più difficili, inutile negarlo. Una prestazione corale che non ha sortito gli effetti sperati, nonostante le azioni e i tentativi magici di un Luis Alberto in credito con la sorte.
Il Verona è venuto a Roma sicuramente non in gita: una bella squadra che ha saputo bene come prendere le misure, arginando le manovre degli interpreti principali.
Tutti si aspettavano solo la Lazio, senza tener conto del Verona che sta esprimendo un buon gioco e che toglierà diversi punti a diretti concorrenti e non.
0 a 0. Tutti a casa! Prendiamoci un altro punto e continuiamo a correre senza timori, ma con la proverbiale allegria. Il timore di un buon numero di laziali è che, ad ogni piccolo rallentamento, si nasconda l’inizio della fine, alimentando gli psicodrammi tipici di chi ha paura di vedere i propri sogni infranti.
17 risultati utili consecutivi presuppongono e pretendono ottimismo, nonostante da altre parti si faccia di tutto per minimizzare la nostra strada: quest’anno nulla è casuale. E’ tutto scritto, comunque vada. Per andare bisogna però esserci, uniti e compatti: lo scatto mentale in avanti sarebbe quello di abituarsi a stare in alto mantenendo l’equilibrio vincendo la paura delle vertigini. Rallentare non significa fermarsi.
La Lazio questo lo sa. Insieme alla sua gente.