di Daniele MARINCIONI (foto © Antonio FRAIOLI)

Una giornata di pioggia non ha mai fermato né l’alba né il tramonto.

San Paolo di Napoli. Napoli-Lazio. Lo stomaco ieri sera si è un po’ aggrovigliato per far spazio a quella paura fisiologica che attanaglia chi non vuol scendere dalla giostra. Fermi tutti!

“Che succede? E’ finito tutto? Sembrava tutto così bello!” la paura ieri ha fatto 90. Ma anche la Paura ha dovuto faticare.




Si, perché non è facile mettere paura ad una squadra che, al primo minuto del primo tempo, prende il primo schiaffo. Non è facile intimorire un gruppo di uomini che, con i denti, pur conquistando e sbagliando un calcio di rigore, continua a mordere. Non è facile, per la Paura stessa, reggere 90 minuti fino all’ultimo respiro.

Accantoniamo per un attimo la sorte, gli episodi , gli errori (che quelli rimarranno sempre umani). Guardiamo i fatti che, da oltre due mesi, dicono sempre la stessa frase: “LA LAZIO NON MOLLA MAI”.

Lo dimostra la consueta speranza che accompagna ogni partita fino all’ultimo secondo, dove si ha quella convinzione cementata che tutto può cambiare da un momento ad un altro. In termini di risultati certo, ma non nell’essenza che caratterizza la Banda Inzaghi.

Ci sono sconfitte e sconfitte. Quelle che soccombono e quelle che fortificano gli obiettivi: le parole post-partita hanno dato un chiaro segnale che qui nulla è cambiato. Nel cuore e nella testa.

Quindi rimaniamo ai nostri posti, accettiamo e cogliamo gli insegnamenti di una sconfitta.

Anche perché la nostra alba non è oggi e il nostro tramonto non è stato ieri.






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