di Daniele MARINCIONI
È una data speciale, il compleanno. Una sequenza precisa di giorno-mese-anno che restituiscono senso al tempo che passa. E ogni compleanno ha la sua festa. Non sempre la sua celebrazione, certo, ma la sua festa sì – il più delle volte, sì. Non tutti i compleanni spengono però ben 120 candeline. Un soffio lunghissimo, ché la longevità è un successo, è voci all’unisono mentre cantano l’augurio che un desiderio soffiato è un desiderio realizzato e la Lazio sì, ha i suoi desideri e le sue realizzazioni e i suoi desideri realizzati. La Lazio sì. 120 anni sono tanti da riassumere, da vivere, da raccontare: migliaia di aneddoti, di protagonisti, di momenti, di emozioni, di gioie, dolori. Una vita. A 120 all’ora.
Non è il momento questo di improvvisare tuffi nel passato, però. Per quello ci sarà sempre tempo, specie se si è immortali. Che inizino i festeggiamenti! Lista invitati? Fatta. Palloncini? Gonfiati. Torta? Decisa e ordinata. Ecco. È tutto. Valanghe di auguri. Da parte di tutti, o quasi: chi da lontano, chi da vicino, persino dal conoscente. E i parenti? Qualche cugino alza il telefono. Altri no. Anzi. Perché i cugini parlano, certo, per dire però che la festa sarà un flop. O che la torta non ha un buon sapore. E che 120 anni sono farlocchi. Ma perché?
È un fantastico mondo, quello delle metafore, ma uscirne è necessario come abbandonare la tana del bianconiglio. Meglio spostare tutta la premessa a Roma: nella città più bella del mondo dove, oltre ad essere custoditi i migliori tesori artistici, ci sono due realtà che colorano il palcoscenico più affascinante. Due realtà calcistiche che con il loro campanilismo rendono frizzante, suggestivo uno sport che è il calcio: la Lazio e la Roma. Due realtà nate in momenti diversi, certo, ma che hanno accompagnato e accompagneranno la vita di ogni tifoso. Un dualismo unico, fatto di fasi e cicli altalenanti ma con una costante: la goliardia, lo sfottó, la competizione, quell’immaginario predominio cittadino che è pitturato di slogan, sarcasmo e ironia. Troppe parole? Che il tratto descrittivo serva ad una più concreta spiegazione: chi meglio dei bambini può rendere l’idea? Il dualismo Lazio e Roma si racconta ogni lunedì mattina tra i banchi di scuola quando, il risultato della domenica o il derby, deciderà chi sarà l’incudine e chi il martello. Una gara a chi ha l’ultima parola quando le parole non sono troppe, ma si finisce per rimanere amici o sportivamente “cuginetti”.
Ecco. Si dovrebbe ripartire dai bambini, insegnando loro che, pur avendo una bandiera diversa gli auguri per il compleanno si fanno. Nel segno di un rispetto che, nonostante i trionfi, i dolori, le gioie, deve essere consolidato a partire da loro. I piccoli. Che sono proprio loro, spesso, ad insegnare i valori ai grandi, presi talvolta a superare quel limite di goliardia e piacevole ironia.
La Lazio ha bisogno della Roma e la Roma ha bisogno della Lazio. Nesta ha bisogno di Totti per essere Nesta, Totti ha bisogno di Nesta per essere Totti. Questo è il bagliore che rende Roma illuminata. Come i fuochi d’artificio che hanno illuminato i cieli di Roma per celebrare il compleanno della Lazio, come il bel post di Luca Di Bartolomei che, buon sangue non mente, su Twitter ha omaggiato i rivali sì, nemici mai.
Auguri alla @OfficialSSLazio.
Per me sempre rivali non nemici. pic.twitter.com/ZUJws0CQMu— Luca Di Bartolomei (@ldibartolomei) 9 gennaio 2020
Oltre, con uno sguardo oltre, si ha bisogno di esempi e – di tanto in tanto – anche di essere credibili e di riconoscere che, piaccia o no, 120 anni sono un pezzo grande di storia di una Città.
Prosit!