di Arianna MICHETTONI

Le mezze misure, dove vanno ad insinuarsi le mezze misure? In un pensiero trattenuto per sbaglio, o per sbaglio lasciato andare; o in una riflessione sottile, leggera, lanciata a mezz’aria e poi rapidamente caduta giù. Le mezze misure si infilano nelle crepe di una mente distratta, rassegnata – una mente che si accontenta, perciò gode così così.




Eppure, l’importanza delle mezze misure. Quando non c’è bisogno di fare, strafare – soprattutto disfare; le mezze misure sinonimo di pacatezza, di adagio, dell’elogio alla lentezza, quando gli ultimi minuti ticchettano calmi, e gli occhi roteano al ritmo di una stanchezza cadenzata. Le mezze misure: sconosciute alla Lazio, ai Laziali, ad un cielo euforico e carico, carico di pioggia e però non piove. Così è una squadra da tre punti o zero punti, da quattro pali centrati con impeccabile mira – come paura del bersaglio – e dal cinismo con funambolici ricordi. Tutto o niente, come le esultanze totali, collettive, i cori cantati a squarciagola, e i silenzi, le labbra serrate, le braccia allargate a sostituire – una sostituzione da tutto o niente – la grinta con il riposo, senza mezze misure.




Le mezze misure, in assenza delle quali è tutto portato all’eccesso e all’eccesso vissuto, parlato e discusso, condannato senza appello da un’accusa completa e completamente unanime – o quasi, quando le mezze misure non solo non vengono vissute ma vengono taciute, ignorate fino ad eliminarle. Le mezze misure a volte prese in giro, quando all’opposto del niente c’è il tutto – la Lazio da scudetto, diceva qualcuno – e l’ossimoro insito in una situazione che è invece a metà, pericolosamente instabile direbbe qualcuno, in cerca di equilibrio, forse; certamente, in bilico e senza mezze misure.




Le mezze misure, allora sarebbe bello avere le mezze misure, confrontarsi con qualcosa a metà – quasi la pausa tra il primo e il secondo tempo – dove un destino scritto si interrompe e si può ancora concludere, perché frammezzato. Parlare con mezzi toni – più alti o più bassi, decidendo quando la misura è invece colma.
Allora sarebbe bello avere le mezze misure bianche e azzurre, divise da un’ideale linea di demarcazione dove sta la virtù – perché la virtù sta nel mezzo.






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