di Arianna MICHETTONI (foto © Roberto PROIETTO)

E poi c’è quel giorno. Capita, non del tutto imprevisto, non del tutto prevedibile, eppure c’è quel giorno. E nella semantica di quel giorno, preciso ed affilatissimo, un pensiero – uno solo – trafigge e divide a metà, un prima ed un dopo: un sospiro, una boccata d’ossigeno ed un perentorio ma chi me lo ha fatto fare.




Così. Ma-chi-me-lo-ha-fatto-fare. E risalire all’origine, riscrivere tutti i post-it accartocciati e tirati nel cestino a fare canestro, ripensare alle liste della spesa, ai messaggi mai inviati – ai messaggi senza risposta; e chiedersi, di nuovo, ma chi me lo ha fatto fare.
Perché, in ogni cosa, c’è il fatto fare. Il qualcuno, spesso. Il contesto, lo chiamano. L’inizio. Dove tutto ha avuto inizio, allora? Dove la Lazio ha avuto inizio, allora?

Sì, c’è la storia. E la data – perché, già, c’è una società ed una tifoseria ed una squadra ed una questione di appartenenza che ha una data certa. La storia, quella insomma oggettiva. Eppure, per quel punto di vista unico e personale, per quella soggettività da riscoprire: dove ha avuto inizio, la Lazio?




Ha avuto inizio nella nostalgia. Nei racconti intrisi di poesia, di ricordi, ad occhi chiusi, col cuore accelerato; nei racconti abbelliti dalle rughe, dalle mani stanche, dallo sguardo velato. Nei racconti con le fossette sulle guance, nei racconti dei bimbi tenuti sulle ginocchia, sugli spalti, sul divano – nel posto accanto, riservato all’affetto sincero – davanti alla tv. La Lazio ha avuto inizio da un poster tenuto in soggiorno, al posto di quadri e cornici – quasi un’immagine sacra; la Lazio ha avuto inizio dai padri, dai grembiulini con l’aquila sul petto, dalle figurine panini, dalla sciarpetta come regalo di compleanno. La Lazio ha avuto inizio da un elastico che si tende, e non importa l’ampiezza, la distanza, la lontananza: la sua massima estensione corrisponderà, sempre, all’istante esatto che precede il tornare vicini.




Così, ritrovare il principio del ma-chi-me-lo-ha-fatto-farismo: una forza d’attrazione inspiegabile, onnipotente, invincibile. Da dove ha avuto inizio la Lazio e quel che si fa per la Lazio: da una legge non scritta, insita nell’essenza dei suoi tifosi, tessuto con cui è cucita la casacca biancazzurra, ragione prima e ultima di quei novanta minuti- novantatrè, novantasei. Ed ecco qui, quel giorno. Il giorno dell’attesa, del dubbio – il giorno in cui l’elastico ha le due estremità opposte e lontane. Il giorno in cui potrebbe ancora andare tutto bene – il giorno del ma chi me lo ha fatto fare, sì, chi me lo ha fatto fare di fremere ancora per una partita di Europa League. Capita, non del tutto imprevisto, non del tutto prevedibile: il giorno in cui si sorride perché, davvero, sta per tornare la Lazio.






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