“Per sempre Felice. Pulici, una vita da numero uno”.

Nessun titolo potrebbe essere più azzeccato per il volume della collana di Lazialità dedicato all’estremo difensore biancazzurro del primo storico scudetto, venuto a mancare lo scorso 16 dicembre. Da portiere tra i pali, da dirigente in altre sedi: Pulici ha sempre difeso la causa biancazzurra, ma non solo.

Dopo la presentazione dello scorso 10 aprile presso il Circolo Canottieri Aniene, il tomo di Lazialità è stato presentato ieri presso l’ISSR, l’Istituto Statale per Sordi di Roma sito in via Nomentana. L’ex Campione d’Italia della Lazio infatti, a testimonianza del grandissimo spessore umano che l’ha sempre contraddistinto, ha dedicato gran parte della sua vita alla causa della Federazione Sport Sordi Italia (FSSI), per la quale erano presenti alcuni importanti esponenti tra cui Guido Zanecchia, presidente della FSSI, Ida Collu, ex-presidentessa dell’Ente Nazionale Sordomuti e Fabio Gelsomini, Segretario Generale della FSSI. La particolarità dell’evento è stata data dalla presenza degli interpreti dell’Istituto, a disposizione per il pubblico, di cui una buona parte composto da persone dello stesso.

Tra gli ospiti presenti, il figlio di Pulici, Gabriele, insieme alla famiglia, l’autore del libro Emiliano Foglia, gli ex compagni di Pino Wilson e Giancarlo Oddi, Michelangelo Sulfaro, Marco Geppetti (figlio dello storico fotografo Marcello),  Filippo Anastasi, oltre alla stampa ed ai ragazzi del corso di giornalismo organizzato da Guido De Angelis.

L’ntroduzione da parte del Direttore di Lazialitá: “Tante volte in radio faccio similitudini con il calcio di oggi, Felice ci manca per queste sue caratteristiche che nel calcio e sport odierno mancano. Lui è stato un grande portiere, Emiliano ha raccontato la sua storia in questo libro. Zoff, che ne ha scritto la prefazione, è stato molto riguardoso nei confronti di Felice. Una foto, che apre il volume, li ritrae insieme”.

Le parole dell’autore, Emiliano Foglia: “Il libro parla del mio mito da bambino, quando facevo il portiere. Essendo del ’71 mi affacciai al calcio quando Felice era il nostro portiere. La sua carriera inizia a Sovico, lui nasce portiere all’interno degli oratori. Attraverso osservatori locali viene visionato: da qui inizia la sua carriera. Felice continua a studiare mentre coltiva la sua passione per il calcio. Quando ho incontrato Zoff, mi ha raccontato di come Pulici fosse il prototipo del portiere moderno, faceva parte del cerchio dei top dei primi anni ’70. Ammirava Felice per il suo modo di stare in campo. La sua carriera inizia al Lecco, poi passa al Novara dove rimane per 4 stagioni. Nell’ultima, Silvio Piola lo visiona e ne rimane impressionato. Chiama Bob Lovati, allora dirigente laziale. Nell’estate successiva, Felice Pulici viene acquistato dalla Lazio.
Di questo portiere non si avevano molte notizie. Felice non è sicurissimo del suo futuro in biancazzurro, credeva che a novembre lo avrebbero rimandato indietro. In ritiro e in coppa infatti le prestazioni non furono subito brillanti. La carriera invece non si conclude affatto lí, la Lazio pareggia con l”Inter con Felice imbattuto e la sua prima giornata va a gonfie vele, iniziando il cammino che culminerà con lo storico scudetto. Il 12 maggio 1974 noi pensavamo solo allo scudetto – racconta l’autore – ma per Felice parallelamente avveniva la nascita di Gabriele. In campo lui si giocava lo scudetto ma pensava a Gabriele. Bisognava però concludere questa partita interminabile e gloriosa. Al fischio finale, Felice cominciò a correre, dribblando anche tutti i tifosi…”.

Prende parola allora Gabriele Pulici“Fu una giornata particolare, impensabile che in 24 ore si possano concretizzare due sogni cosi grande. Il 12 maggio per lui era una data particolare, quando lasciò lo stadio prese l’aereo per Milano. Lí portò un oggetto che varrebbe oro per i collezionisti: papà arrivò a Milano e portalò a mamma la maglia dello scudetto. Mia madre la prese e la buttò per terra, non aspettandosi quel tipo di regalo. Quella maglietta non è stata trovata per tanto tempo. Mio nonno la ritrovò anni dopo e i miei genitori la rinvennero dentro un cassetto, quando venne a mancare. La maglietta nera, quella dello scudetto… da quel giorno papà la tenne dentro una busta che ogni tanto ritiriamo fuori. La conserviamo a casa, con immensa gioia”.

Terminato il racconto di Felice calciatore, è iniziato quella di Felice uomo. A prendere parola è Fabio Gelsomini, segretario della FSSI: “Sono diventato segretario della Federazione Sordi, ho conosciuto Felice nel 2013 quando venni chiamato a collaborare in un momento delicato per la Federazione. Ricordo quando mi disse che avrei preso il suo posto. A chiunque arrivasse in Federazione, Felice poneva sempre una primissima domanda ‘Di che squadra sei?’. Chi non l’ha conosciuto ne può aver intuito le qualità umane. È entrato in empatia con il mondo dei sordi, in Federazione ha fatto di tutto, ha ricoperto tutti i ruoli. Sono stato chiamato da Felice per un’Olimpiade dei sordi in Bulgaria, il 3 agosto mi chiamò Felice e mi chiese: ‘Dove sei? Devi venire a lavorare’. Gli dissi che il mio contratto era scaduto, mi rispose ‘E che serve il contratto per lavorare?’. Viveva con passione e abnegazione tutto quello che faceva, dopo 10 anni del suo lavoro la Federazione è diventata una delle più importanti. Tutti conosocno Felice nel mondo dei non udenti. Anche molti tifosi giallorossi lo rispettavano. Essere rispettato dagli amici è buono, ma essere rispettato dagli avversari è sinonimo di grande spessore”.

(Fonte: Lazialitá)

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