di Jean Philippe ZITO

Nella domenica in cui la giornalista di RaiTre Ilaria Alpi e il suo cameramen Miran Hrovatin vengono assassinati brutalmente in Somalia, circa 50 mila (ignari) tifosi affollano gli spalti dell’Olimpico di Roma. Il 20 marzo del 1994 è in programma la partita tra Lazio e Napoli, il richiamo di pubblico è stato importante per questo scontro tra dirette concorrenti per la qualificazione in Coppa UEFA.




Fuori dallo stadio si sono verificati diversi disordini tra le due tifoserie, che hanno registrato alcuni feriti tra i sostenitori partenopei. In campo la Lazio è orfana della stella Paul Gascoigne, vittima dell’ennesimo infortunio della sua tumultuosa avventura da calciatore. Per questo motivo il Presidente Sergio Cragnotti è seccato e dichiara che Gazza “non si discute, ma non può servire alla Lazio dalle grandi ambizioni se prende parte a una partita su tre”. Il patron laziale non immagina che da lì a poche settimane, il secondo terribile infortunio del centrocampista inglese (in un banale scontro di gioco in allenamento con Alessandro Nesta), rischia addirittura di fargli terminare anticipatamente la carriera.




Dall’altra parte, il Napoli di Marcello Lippi, sta vivendo una situazione particolare a causa delle difficoltà societarie. A livello finanziario infatti, il dopo Ferlaino vive una grave crisi, mentre a livello sportivo la squadra sembra essersi isolata dalle problematiche monetarie, continuando positivamente il cammino in campionato. Proveniente dal vivaio, il giovanissimo Fabio Cannavaro inizia a far parlare di sé giocando al centro della difesa assieme a Ciro Ferrara. Pino Taglialatela dopo anni da gregario, guadagna la maglia da titolare in porta.

La Lazio gioca con: Marchegiani come numero 1; Negro, Bacci, Cravero, Favalli, in difesa; Di Matteo, Winter, Fuser, a centrocampo; sulla trequarti Di Mauro e in attacco il tandem Boksic – Signori. Il Napoli risponde con Taglialatela, Ferrara, Bia, Gambaro, Cannavaro, Francini, Thern, Bordin, Pecchia, l’ex Paolo Di Canio e Fonseca.

Il pallino del gioco è sin dai primi minuti in mano alla compagine di casa. La Lazio, infatti, costruisce da subito azioni pericolose nella metà campo degli azzurri (scesi per l’occasione sul rettangolo verde con un completino “stile West Ham”).

Alen Boksic è in giornata e quando sale lui in cattedra per gli avversari diventa tutto maledettamente più complicato. Ed è proprio il croato a regalare la prima clamorosa chance non sfruttata da Aron Winter, che ad un metro dalla linea di porta calcia addosso a Pino Taglialatela, in quella stagione ribattezzato dai propri tifosi “Batman” grazie alle sue prodezze tra i pali.




Il Napoli risponde con un paio di occasioni capitate sui piedi di altrettanti difensori.

Bia di tacco, prima, Ferrara in rovesciata, poi, tentano il gol della domenica senza fortuna.

Ecco allora il vantaggio con la rete del sostituto di Gascoigne, quel Di Mauro (ex romanista) che nell’unico anno alla Lazio segna solamente 2 marcature (la prima, allo scadere, proprio nel derby d’andata terminato in parità).

Dal corner battuto da Fuser, la palla arriva a Winter che in area fa l’assist per il centrocampista romano, il quale di piatto destro insacca. Il primo tempo si chiude quindi con la Lazio meritatamente in vantaggio e con il Napoli che perde per infortunio due pedine importanti della retroguardia: Ferrara e Francini.

Nel secondo tempo la Lazio chiude il match con un terrificante uno-due. Al 53° Boksic crea il vuoto dietro di sé e consegna a Signori una palla che deve essere solamente spinta in fondo al sacco. Dopo 60 secondi arriva anche la terza segnatura grazie ad un tiro da fuori di Favalli deviato da Bia. Per il regolamento di 25 anni fa si tratta di autogol, oggi sarebbe assegnato senza problemi al terzino di Orzinuovi. Il match scorre senza grandi emozioni, tranne che per un litigio in mezzo al campo tra Bordin e Boksic al minuto 73. I due, venendo alle mani, sono giustamente espulsi dall’arbitro Cesari.

A fine partita l’allenatore friulano si complimenta con i suoi giocatori per l’ottima partita, i cronisti però lo incalzano sulla notizia trapelata il giorno prima. Cragnotti vorrebbe inserire Zoff nei quadri dirigenziali, facendolo diventare così Presidente della Lazio.

Dopo aver ingaggiato Zdenek Zeman, artefice del “Foggia dei miracoli” come allenatore per la stagione successiva, il patron della prima squadra della Capitale sta cercando di convincere l’ex portierone della Nazionale a restare, diventando un vero e proprio uomo immagine.

“Devo pensarci e devo valutare tanti aspetti anche quelli umani oltre che professionali. Desidero che la mia candidatura sia accettata da tutti perché la proposta, indubbiamente, mi solletica”. Intervistato nel dopo gara Dino Zoff è cripitico riguardo al proprio futuro, che noi però sappiamo essere in giacca e cravatta dietro ad una scrivania.

IL TABELLINO

SERIE A, 20 MARZO 1994

LAZIO-NAPOLI 3-0

Marcatori: 29’pt Di Mauro, 8’st Signori, 9’st Bia (aut).

LAZIO: Marchegiani, Bacci, Favalli, Di Matteo, Negro, Cravero, Fuser, Winter (36’st Sclosa), Boksic, Di Mauro, Signori. Panchina: Orsi, Luzardi, Bonomi, Casiraghi. Allenatore: Zoff.

NAPOLI: Taglialatela, Ferrara (40’pt Corradini), Francini (36’pt Buso), Gambaro, Cannavaro, Bia, Di Canio, Bordin, Fonseca, Thern, Pecchia. Panchina: Di Fusco, Policano, Corini. Allenatore: Lippi.

Arbitro: Cesari di Genova






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