Bruno Longhi, giornalista Mediaset, è intervenuto sugli 88.100 di ElleRadio nella trasmissione Laziali On Air, condotta da Danilo Galdino e Fabio Belli:




La Lazio ha fatto molto di più rispetto al Milan, ma i rossoneri escono col rammarico di essersi fatti raggiungere al 94′. Anche per le assenze la Lazio ha giocato sicuramente meglio, probabilmente Gattuso sapendo con quale formazione sarebbe sceso in campo avrebbe firmato per un pari, ma l’andamento della partita è costato qualche rimpianto.

Nel Milan Kessie ha fatto qualcosa in più degli altri, ha lavorato molto facendo anche da diga. La difesa dei rossoneri è stata molto rabberciata, ha fatto quello che ha potuto. Nella Lazio mi è piaciuto molto Badelj che ha saputo lavorare a centrocampo e proporsi in avanti, anche Parolo è andato molto bene. Cutrone è stato costretto a giocare in solitudine, Immobile si è ritrovato invece di fatto di fronte a una difesa a cinque, con molti pochi spazi a disposizione.




Milinkovic-Savic è sicuramente in crescita rispetto all’inizio della stagione, ma è ancora lontano ai livelli del passato campionato. Ha quel tipo di calcio che sembra sempre che giochi in maniera sorniona, l’anno scorso era devastante anche nel gioco aereo, adesso si vede che non è nella condizione migliore. E’ lo stesso discorso anche per Luis Alberto, pesantemente condizionato dalla pubalgia che è una dannazione per molti giocatori.

I problemi di alcune squadre in Serie A sono figli dell’andamento impressionante della Juventus: il Napoli e l’Inter procedono a una media normale, ma paragonata ai bianconeri anche un pareggio diventa un problema, come accaduto ai partenopei che ieri non ha segnato in casa per la prima volta dopo ventidue partite. La Roma ha cambiato tanto ed era prevedibile che pagasse dazio: avevo detto che in questa giornata il pericolo fosse dietro l’angolo, col turn over per le Coppe e gli impegni delle Nazionali che potevano pesare. E’ accaduto lo stesso anche alla quarta giornata che aveva lo stesso sviluppo di questa. La sorpresa è sempre dietro l’angolo, anche l’Atalanta ieri ha buttato via una partita che pareva vinta. Come ripeto, il problema è la continuità della Juventus, le altre possono avere piccole battute d’arresto in qualsiasi momento.




In tutte le grandi squadre c’è grande concorrenza: Correa è un giocatore valido, con accelerazioni e senso del gol, ma ormai il calcio a 11 è finito da tempo, bisogna considerare una squadra composta almeno da 14/15 titolari. Una volta la panchina era un’onta, oggi si può essere assolutamente decisivi anche giocando venti minuti. Il discorso non vale solo per Correa ma per tanti altri giocatori, che a volte non riescono a fare in campo quello che realizzano entrando nel finale: non c’è la riprova che con Correa in campo dal 1′ la partita sarebbe andata diversamente.






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