Tu dici che vuoi stare meglio e non sai come fare“: Simone Inzaghi non è tipo da muso lungo né da febbre da cavallo, per vederlo come il Bojack Horseman degli allenatori si deve puntare sulla simpatia. La positività e la proattività del mister mettono in secondo piano altre analogie col cavallo più famoso delle serie tv: entrambi sono stati famosi negli anni Novanta, hanno smesso presto di lavorare sulla scena ma si sono dati da fare dietro le quinte, hanno un frasario a prova di bomba e sono un po’ maltrattati, uno dagli arbitri, l’altro dallo show business.




Quando Bojack era la star di “Horsin’ Around”, Simone Inzaghi vinceva lo Scudetto nella Lazio di Cragnotti: un’epoca che sembrava finita a non finire mai, un po’ come la Milano da Bere craxiana. Poi si sa, i tempi tendono a cambiare e ci si adatta per fare il meglio che si può, che sia recitare in un serial poliziesco stile Rai Due chiamato “Philbert”, oppure cercare di capire se sia meglio schierare Marusic o Patric sulla fascia destra.




Tu dici che vuoi stare meglio e non sai come fare“: l’approccio ai big match della Lazio nell’ultimo anno è un po’ quello che ha avuto il beneamato cavallo con il kolossal “Secretariat”: una grande occasione che, non si sa perché, non si è concretizzata come avrebbe potuto e dovuto. Difficile capire dove inizino le colpe individuali e dove invece quelle dei fattori esterni: fatto sta che quel 20 maggio ci siamo sentiti tutti come quando Mr. Peanutbutter ha comunicato che, sebbene ne fossimo stati convinti per tutta la stagione, anzi ormai ne fossimo praticamente sicuri, il nostro nome non era nella cinquina dell’Oscar: solo che il nostro Oscar si chiamava Champions League.

Settimana intensa a Formello




Da lì nasce tutto: forse un altro allenatore avrebbe preso una Tesla gialla e avrebbe guidato verso nuovi lidi, lontano, fino in Michigan. Inzaghi ha scelto invece di non fare il mezzo cavallo, ma da puledro di razza è rimasto per ritentare l’assalto all’Oscar, alla Champions League, insomma fate voi. Il problema però, e la domanda valeva il 19 agosto contro il Napoli così come nel derby e allo stesso modo lunedì scorso sotto il nubifragio contro l’Inter, è sempre lo stesso: COME fare?

Tu dici che vuoi stare meglio e non sai come fare“: l’impressione è che Inzaghi ripeta uno spartito che un tempo è stato vincente, e neanche troppo lontano. La vittoria allo Juventus Stadium, due mesi dopo aver alzato al cielo la Supercoppa, era roba di un anno fa, non erano certo i gloriosi anni Novanta di “Horsin’ Around”. Ma quella Lazio vinceva perché era camaleontica, sapeva interpretare più ruoli, non sempre quello della squadra generosa e capace di giocare faccia a faccia contro tutti, e di prenderle, se necessario. Capire come farlo è questione di crescita e maturazione che riguarda non solo il tecnico, ma la squadra nella sua interezza. Il ruolo del cavallo che adotta tre orfanelli ti ha reso famoso, ma rischia di renderti prigioniero. E’ arrivato il momento di essere meno Bojack e più Secretariat, anche di Bojack, diciamocelo, proprio non ne riusciamo a fare a meno.






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