di Gian Luca MIGNOGNA
Il dado ormai è tratto. Che la Lazio meriti l’ex aequo dello Scudetto 1915 è stato dimostrato in tutti i modi possibili ed immaginabili. Ma da quando dalle colonne del Nuovo Corriere Laziale partì la rivendicazione, quanti saranno stati quelli che in un modo o nell’altro hanno artatamente tentato di frapporsi o strumentalizzare le ragioni degli Eroi Laziali della Grande Guerra? Tanti, tantissimi. Anzi troppi, senza alcun dubbio.
In ordine sparso: manipolatori, oscurantisti, ignavi, opportunisti, tramatori, invidiosi, mistificatori, distrattori, iscarioti, servilisti, saccenti, censori, codardi, ipocriti, denigratori, pennivendoli e chi più ne ha più ne metta… Niente che possa fermare la determinazione del Popolo Laziale!
Chissà, forse un giorno si potrà fare un quadretto più preciso. Ma intanto, volendo, come poter definire tutti costoro con un’unica accezione? Beh, impensabile sia realmente accaduto, ma c’è stato qualcuno che a suo tempo lo ha già fatto per noi. Ci ha pensato Carlo Alberto Salustri, ovvero Trilussa, che da eccelso poeta dialettale qual è stato, quando nel 1922 scrisse “L’Aquila” (un caso?), sin da allora chiarí il concetto in maniera ineccepibile: “L’ommini? Da lassù so’ tanti puntini…”.
L’Aquila |
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L’ommini so’ le bestie più ambizziose, Le ville, li palazzi, e li castelli Da quel’artezza nun distingui mica Vedi quela gran folla aridunata 1 Spazzini. 2 Piccino. Da Favole moderne – 1922 |
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Trilussa – Carlo Alberto Salustri (poeta dialettale italiano, 1871-1950) |
Lazio | Scudetto 1915 (PDF): il Piave mormorava, il Tevere mormora ancora