Simone Inzaghi ha rilasciato un’intervista a “Mister Condò“, in onda su Sky dal prossimo 9 febbraio ma già disponibile in anteprima per chi può usufuire dei bonus di “Extra”, riservati agli abbonati da più anni alla pay tv satellitare:




Mai scorderò l’esordio in Serie A. Il destino volle che fosse contro la Lazio, nel mio stadio a Piacenza, con la squadra con cui sono cresciuto. Segnare al debutto? Una cosa che mi rimarrà dentro per la vita, ricordo il cross di Rastelli e io che anticipai Couto di testa. Con Couto siamo diventati molto amici e lo ricordo con grande piacere. Il destino aveva disegnato questo per me. Alla fine di quella stagione ricordo che c’erano diverse squadre. Parlai con Galliani anche. Poi mi ricordo la chiamata di Mancini, che mi chiese se avessi il piacere di andare a giocare alla Lazio. Aveva appena vinto la Coppa delle Coppe, avevano venduto Vieri e puntarono Anelka, ma non si chiuse. In due giorni mi ritrovai a fare le visite mediche, ed è qui che inizia la mia lunga storia con la Lazio. Arrivavo in una grande città, in una squadra fatta di campioni. Avevo tanto entusiasmo ma sapevo che avrei trovato tanta concorrenza. Nel girone di andata mi sono ritagliato il mio spazio, giocai la Champions. Feci un bellissimo ritiro e la prima partita ufficiale con la Lazio fu nella Supercoppa Europea con il Manchester. Dopo 8 minuti uscii dal campo per un contrasto involontario in cui Stam mi ruppe il naso. Entrò Salas e portammo a casa la Coppa. Tre giorni dopo Eriksson mi fece giocare di nuovo titolare, e feci gol all’esordio contro il Cagliari nel mio nuovo stadio su calcio di rigore”.




Ho imparato tanto da Eriksson. Lui aveva un’ottima gestione del gruppo, coinvolgeva tutti e per me è stato importante. Eravamo una squadra che in campo pensava e ragionava. Abbiamo vinto uno Scudetto in modo meritato e fummo bravissimi a recuperare 9 punti alla Juve. Avevamo una squadra lunga, con giocatori di grande personalità, che si facevano sentire da noi giovani. Quando abbiamo vinto lo Scudetto ci siamo ritrovati a -9 dalla Juventus. Nello scontro diretto a Torino prendemmo grande consapevolezza. Mi ricordo il gol di Simeone, l’espulsione di Ferrara. A -3 sapevamo che ci potevamo credere. Loro erano abbastanza sicuri. Avevano il Perugia che era già salvo all’ultima giornata. Poi successe quello che successe. Alla fine della partita con la Reggina eravamo davanti al monitor con Conceicao e Mancini a guardare e a soffrire per la partita di Perugia. Alcuni erano chiusi in bagno, per esempio Almeyda. Calori segnò nei primissimi minuti del secondo tempo. Per questo tutt’oggi i tifosi della Lazio ancora ricordano Calori e fanno cori per lui. Per i miei genitori fu un pomeriggio difficile. Adesso lo raccontano col sorriso, ma all’epoca non fu facile. Io li chiamai subito, e percepivo grande felicità da parte loro. Pippo era molto amareggiato, però avevo vinto lo Scudetto. Mi disse al telefono: ‘Cosa abbiamo combinato?’. Tutte le partite andavano giocate fino alla fine. Nei giorni successivi mi disse comunque che era contento che l’avessi vinto io”.




Quando ho segnato 4 gol al Marsiglia è stata la partita perfetta. Anzi quasi, perché sbagliai un rigore e ne avrei fatti cinque. Nessun italiano è riuscito mai a segnare quattro gol in Coppa Campioni. Me la tengo stretta questa cosa. Potevamo vincere la Champions? Avevamo rammaricato per la partita col Valencia che perdemmo 5-2. Potevamo fare di più, eravamo una squadra fortisssima”.

L’arrivo sulla panchina della Lazio fu inatteso. C’era Pioli che era un grandissimo allenatore. Era una persona con cui era un piacere parlare di calcio. La Lazio l’anno prima aveva fatto cose straordinarie. Era aprile, e pensavo che la stagione la finisse Stefano. Poi è successo come spesso capita, e io non potevo dire di no. Le prime 7 partite furono 7 finali di Champions per me. Mi giocavo il mio futuro. Volevo rimanere alla Lazio. Credevo di meritarmi la conferma da allenatore della Lazio. In quel periodo c’erano un po’ di problemi con la tifoseria, con l’Empoli, alla mia prima partita c’erano tremila paganti. C’era una grossa frattura fra tifoseria e squadra, e il mio più grande successo è quello di aver riportato l’entusiasmo tra la gente. È bello vedere questa cornice, questo contorno. I ragazzi se lo sono meritati con le prestazioni sul campo”.




Contro la Juventus in questa stagione abbiamo fatto due partite perfette. Abbiamo vinto meritatamente. Battere due volte di seguito la Juventus credo sia capitato a pochi. Le voci di un interessamento fanno piacere, ma io sono qui a Roma, nella mia squadra del cuore e spero di rimanerci a lungo”.






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