di Arianna MICHETTONI

Metti un torneo alla play-station – ci si sfida a quel noto gioco di simulazione calcistica dove, per una volta, le mani sono più veloci dei piedi. Metti un pomeriggio già pieno di infortuni, la Lazio ne è falcidiata, e i compagni impegnati in una trasferta tanto ostica da rendere fondamentale ogni forma di supporto e sostegno – anche se, stavolta, filtrata da uno schermo.




Metti una domenica al centro commerciale – un vissuto che appartiene potenzialmente a tutti noi – e metti, però, che Stefan de Vrij e Felipe Anderson sono insieme (come già avevano abituato in passato) a sfidare le meccaniche di un gioco che si esprime più sul campo che in consolle, ma che, in ultimo, ha il comune pregio di rinsaldare quel legame che tanto giova ai colori biancazzurri – un’unione di gruppo autentica arma in più, o combinazione di tasti segreta, della banda Inzaghi.




Sguardi sereni e sorrisi distesi: a volte si vince, a volte si perde (e Stefan de Vrij, ci dice Felipe Anderson, ne ha presi 6!) – ma la squadra Lazio, in ogni caso, non conosce sconfitta.






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