Fausto Coppi e la Lazio: un mito non del tutto celebrato a dovere, considerando l’importanza che un campionissimo dello sport italiano ha mantenuto a oltre mezzo secolo di distanza nell’immaginario collettivo.




Il 2 gennaio del 1960, esattamente 57 anni fa, Fausto Coppi era costretto a morire in modo assurdo: sarebbe bastata, anche poco tempo dopo grazie ai progressi della medicina, una iniezione di chinino a salvarlo. E invece la malaria si portò via un atleta fuori dal comune, che per conformazione fisica, talento ed eleganza non ha più avuto eguali nella storia dello sport italiano.




Fu la Lazio che lo rimise in sella nella prima metà del 1945, restituendo al mondo intero un fuoriclasse delle due ruote che sembrava stroncato sul nascere, dopo le prime vittorie da professionista, il primo giro d’Italia ed il record dell’ora, a causa della lunga inattività, dopo essere partito in guerra per la campagna d’Africa.




Nascerà invece una delle rivalità più suggestive della storia dello sport nel dopoguerra, quella con Gino Bartali, con Coppi capace di vincere per altre quattro volte il giro d’Italia dopo il primo successo anteguerra del 1940, e per due volte il Tour de France, nel 1949 e nel 1952.




Nella foto, un ritaglio del Corriere dello Sport del 1945 pubblicato dal Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento, che parla dell’esperienza di Coppi con la Lazio.

foto © Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento




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