di Fabio BELLI

Oh Kevin, fino a ieri eri squalificato,

ma poi giustizia ha trionfato.

La sete è un problema grosso

e a Cataldi gli hai gettato l’acqua addosso.

Meglio acqua che un bel razzo,

a laziali avete rotto il cazzo!




Il fatto che un’ode del genere possa essere stata declamata in una radio nazionale decisamente ascoltata (Radio 24), in una trasmissione anche piuttosto conosciuta (“Tutti Convocati” condotta da Carlo Genta e Luigi Capuano) non ci stupisce affatto. Né ci stupiscono le scuse del comico di turno autore del sopra citato capolavoro, tale Andrea Merkù, mai sentito nominare prima (non detto in tono dispregiativo, si tratta di personaggio triestino probabilmente maggiormente noto al Nord) ma capace comunque di calarsi perfettamente nella realtà di un senatore Gasparri maccheronico, che ne dice di ogni ai laziali.




Satira, dirà qualcuno, come sempre più spesso avviene quando qualcuno la fa fuori dal vaso. Lasciamo allo stesso Gasparri il compito di dissociarsi da un ritratto talmente becero e grossolano della sua persona. Vogliamo invece concentrarci su un terzo particolare che non ci stupisce: le immediate scuse del Merkù in questione, capace di dire di non essere a conoscenza di un fatto citato involontariamente, probabilmente per cercare la rima razzo-cazzo (alla faccia della comicità raffinata e d’avanguardia!, giusto per rispondere a chi su Facebook sta dipingendo il tale come un campione mondiale di sensibilità).




E’ un po’ come fare una battuta sui campi di concentramento e dire poi di non essere a conoscenza dell’Olocausto. La tragedia di Vincenzo Paparelli è purtroppo tristemente nota, soprattutto perché in quasi quarant’anni è stata dileggiata in tutte le salse: scritte sui muri, cori, insulti, magliette e sciarpe, una sorta di merchandising del macabro, un cannibalismo in un mondo che ha sempre trattato, giustamente, coi guanti tutti i caduti che in maniera assurda hanno lasciato la vita in avvenimenti collegati più o meno direttamente al gioco del calcio.




Ai Paparelli questo non è stato mai concesso: la tragedia che ha strappato via un padre di famiglia alla vita e ai suoi affetti viene rievocata continuamente, salvo poi affrettarsi in scuse e dissociazioni varie (“non sono tifosi” e ogni scritta sui muri veniva archiviata e dimenticata). A volte la cura è peggio del male, e a leggere le scuse di Merkù si resta sbalorditi anche nel leggere come venga specificata una simpatia nerazzurra: come se il problema, di fronte a certe parole, fosse se esse vengano proferite da un romanista, un interista o chissà che.




L’orrore non ha bandiera, anche se quello di aver fatto di questa tragedia un feticcio resterà una macchia indelebile per l’altra squadra di questa città: ma adesso l’orrore è quello dell’essere umano che lancia il sasso e nasconde la mano, come se coi laziali, in fondo, fosse tutto concesso. E’ ora di dire basta all’orrore, una volta per tutte: e se anche fosse reale una clamorosa omissione ed ignoranza riguardo un fatto così noto alle cronache, allora forse si rifletta sul fatto che lo sfottò può portare a dire stronzate così madornali ed offensive. Se cercare una rima per un termine volgare può dare di nuovo linfa vitale all’orrore, magari è il termine volgare il problema.

In fondo, una volta, bastava anche solo dire “cazzo” per essere banditi dai mezzi di comunicazione per una ventina d’anni. Basta poco, che ce vo’.




1 commento

  1. Le parole “ignoranza” e “romanista” stanno diventando ogni giorno di più dei sinonimi, sempre che non lo siano già ormai da tempo..

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