di Arianna MICHETTONI

Non lasciatevi trarre in inganno dal titolo – così come si fa con le apparenze: questo articolo è laziale, lazialissimoAnzi, di più: scritto da una giornalista di Lazio, una qualifica che, evidentemente, vale molto più del proprio vissuto – quello insomma fatto di esperienze, opinioni, fatti. Poiché però apprendo della non esistenza del giornalista di Lazio, quel che qui c’è scritto si è probabilmente autogenerato – in pieno stile Halloween, che fa un po’ paura e tanto spavento. Sembra l’inizio di una pagliacciata, sembra sia usanza comune nell’ultimo giorno di Ottobre – guarda che caso, proprio nel momento dei commenti e giudizi relativi a Lazio – Sassuolo. Quella partita alla vigilia brutta, ma talmente brutta da far venir voglia di inviare una mail PEC con allegato un pernacchione in formato mp3. Un pernacchione alle mostruosità odierne, che fanno accapponare la pelle: ho visto la gente (non scema) essere piena di disappunto dopo la magnifica prestazione dei biancocelesti – meglio, dopo le magnifiche prestazioni; ho visto la gente battersi per il trofeo “teloavevodettoio” a girone unico, con quella bella coppa ad indice puntato in palio; ho visto la gente scontrarsi proprio mentre il cristallo del piedistallo su cui si ergono scricchiola pericolosamente. Che poi no, non è proprio (e solo) la gente: ho visto un giocatore che prima voleva diventare bandiera trasformarsi in banderuola, voler vincere e poi andare a perdere. Non è infatti questa la metafora perfetta dell’universo Lazio, quella galassia che attrae con la sua forza gravitazionale ma che, ad allontanarcisi, si finisce inghiottiti in un buco nero? Quindi non solo si è sconfitti, ma anche dimenticati – parola di Milinkovic: “Sostituirlo non è stato così difficile, in quella posizione abbiamo tanti buoni giocatori in grado di sostituirlo o offrire le sue stesse prestazioni, o forse anche migliori. Non abbiamo pensato molto alla sua partenza, abbiamo guardato avanti e capito chi poteva giocare al suo posto”. Deve far male.




Ecco il principio ultimo: tutti sono utili e nessuno indispensabile. Ancor meno lo sono i depressionisti cronici, quelli che Novembre non è ancora arrivato ed è quindi decisamente pertinente, con la Lazio a 21 punti dopo undici giornate, affrontare il tema calciomercato: sia anzi lodata la sessione (invernale o estiva, contestualmente) se porta in dote calciatori di talento chiedendo in cambio il sacrificio dell’ex fischiatissimo di turno. Ma nella vita tutto torna – no, fortunatamente non Candreva: lo spirito Lazio si, però. Quello che ha il sapore delle questioni irrisolte. Pioli allora diviene il (quasi certo) nuovo allenatore dell’Inter: la fascia di capitano non è da assegnare, che sospiro di sollievo. Tra i tanti sospiri biancocelesti – o colpi di tosse alla Cataldi: è necessario, infatti, dopo aver sfogliato uno dei quotidiani romani, quanto meno sbuffare. Ma la festa continua, e dei fogli di giornali resta l’incarto da usare sulla zucca.




È una tecnica di distrazione di massa – proprio come la festa di Halloween: incita al terrore – mediatico, psicologico – ed esalta le bruttezze dell’ambiente; si è orribili nell’aspetto e nei modi, ma si indossa pur sempre una maschera: così come si impara – a proprie spese – che nel lungo tragitto della vita (biancoceleste) si incontrano tante maschere, appunto, e pochi volti.




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