Pubblicato su “Il Nuovo Corriere Laziale” del 24/05/2015

di Gian Luca Mignogna

«Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il 24 maggio»

Per molti è semplicemente la Canzone del Piave, per altri rappresenta l’inno patriottico dell’interventismo italiano nella prima guerra mondiale, per lo sport nazionale, tuttavia, costituì puranche la colonna sonora dei titoli di coda che scorsero su ogni attività agonistica della stagione 1914/1915. La ragion di stato, infatti, fece sì che il 20 maggio 1915 il Governo ottenesse “pieni poteri” dal Parlamento in vista dell’imminente ingresso dell’Italia nel conflitto mondiale, che il 22 maggio venisse formalmente dichiarata la “mobilitazione generale” e che, in ambito calcistico, il 23 maggio la FIGC decretasse per l’effetto “l’immediata sospensione del campionato”: tant’è che quella domenica gli arbitri anziché fischiare l’inizio delle partite dovettero leggere ai giocatori il comunicato federale che per l’appunto ordinava la sospensione di ogni competizione (secondo alcune fonti, tuttavia, non tutte le partite delle categorie inferiori risultarono sospese: la finale del campionato di Terza Categoria Alta Italia Olona-Stelvio sembrerebbe essersi regolarmente disputata…).

All’epoca il massimo campionato di calcio era quello di Prima Categoria, corrispondeva sostanzialmente all’attuale Serie A ed era strutturato ed articolato su base territoriale. Le squadre dell’Italia Settentrionale erano suddivise in sei Gironi Interregionali composti da sei squadre ciascuno, le prime due e le quattro migliori terze di ciascun girone si qualificavano per i quattro Gironi di Semifinale composti ognuno di quattro squadre, le prime classificate di ogni singolo Gironi di Semifinale si qualificavano per il Girone Finale, che a sua volta assegnava il titolo di Campione dell’Italia Settentrionale ed il diritto a giocare la finalissima scudetto con la squadra Campione dell’Italia Centro-Meridionale. Le squadre dell’Italia Centrale erano ripartite in un Girone Toscano composto di sette squadre ed un Girone Laziale composto di sei squadre, le prime due di ciascun girone si qualificavano per l’unico Girone di Semifinale che assegnava il primato territoriale ed il diritto a disputare la finale per il titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale, la cui vincente si sarebbe contestualmente conquistata il diritto a giocarsi la finalissima scudetto con la squadra Campione dell’Italia Settentrionale. Le squadre dell’Italia Meridionale, invece, erano ancora ai primordi calcistici e si esaurivano esclusivamente in due squadre campane (napoletane), che si scontravano tra loro per il primato locale ed il diritto a disputare la finale per il titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale. Secondo quanto riportato dall’attuale storiografia, all’epoca della sospensione bellica del maggio 1915 la Lazio aveva già brillantemente superato la prima fase di qualificazione ed era saldamente in testa al Girone di Semifinale dell’Italia Centrale. Allorquando mancava un solo turno, che la squadra biancazzurra avrebbe dovuto disputare in casa contro il Lucca, ultimo in classifica, la situazione era la seguente: Lazio 8, Roman 6, Pisa 6, Lucca 0. Si può ragionevolmente presumere, pertanto, come la prima squadra della capitale si apprestasse effettivamente a giocarsi di lì a poco la finalissima nazionale, perché con ogni probabilità non sarebbe mai stata raggiunta dal Roman e certamente il suo cammino non sarebbe stato impensierito dai principianti napoletani nella successiva finale centro-meridionale (per la cronaca, nella stagione precedente la compagine laziale si consacrò Campione dell’Italia Centro-Meridionale inanellando 14 vittorie consecutive e sconfiggendo l’Internazionale Napoli 1 a 0 all’andata ed 8 a 2 al ritorno).

Nell’Italia Settentrionale, frattanto, il Genoa, l’Internazionale, il Milan ed il Torino avevano anch’esse già superato sia lo scoglio iniziale dei rispettivi Gironi Interregionali che quello successivo dei rispettivi Gironi di Semifinale e stavano dando vita ad un combattutissimo Girone Finale che, ad una giornata dal termine (mai più disputata…), riportava la seguente classifica: Genoa 7, Torino, 5, Internazionale 5, Milan 3. Al momento della sospensione bellica, conseguentemente, il Genoa non poteva ritenersi affatto sicuro di aggiudicarsi il campionato settentrionale ed il diritto a giocarsi la finalissima nazionale, anche perché nell’ultima giornata si sarebbe dovuto recare in casa del Torino che all’andata l’aveva battuto per 6 a 1 e vincendo anche nel ritorno avrebbe raggiunto in testa proprio i liguri ed a quel punto sarebbe valsa la differenza reti che sino alla penultima giornata recitava +4 per i granata e +2 per i rossoblu. Peraltro anche l’Internazionale poteva ancora nutrire una qualche speranza di vittoria perché, pur con una differenza reti provvisoria pari a -1, le restava da disputare solo il derby con il Milan (già vinto all’andata per 3 a 1…) e, in caso di successo rotondo e contemporanea sconfitta del Genoa, avrebbe avuto anch’essa una qualche chance di spuntarla sulle altre concorrenti. In tale stato della competizione la FIGC dell’epoca adottò la predetta sospensione “ad libitum” di ogni attività, certamente tenendo conto della estrema delicatezza del momento, ma anche nell’auspicio o con la speranza che dal 24 maggio 1915 non sarebbero trascorsi tempi lunghi onde assistere alla fine delle ostilità belliche e poter riprendere le attività sportive. Come tutti sappiamo, viceversa, il primo conflitto mondiale (non a caso poi storicamente tramandato come “la grande guerra”) sarebbe durato assai di più, tantissimi sarebbero stati i caduti sulla linea del fronte austriaco e l’armistizio di Villa Giusti a Padova sarebbe stato sottoscritto soltanto il 3 novembre del 1918. Fu così che nell’ambito della più complessa normalizzazione nazionale, a partire dalla stagione 1919-1920 riprese anche il massimo campionato di calcio, lasciandosi alle spalle un grosso interrogativo.

Come definire l’interrotto campionato anteguerra del 1914-1915? Non c’è dubbio che tra le tante opzioni a propria disposizione la FIGC adottò quella che si rivelò assolutamente più ingiusta, più iniqua e più invisa ai colori biancazzurri: assegnare d’ufficio con una deliberazione postbellica lo scudetto al Genoa e dichiarare la Lazio meramente Campione dell’Italia Centro-Meridionale, con l’aggravante dell’ex aequo con i principianti dell’Internazionale Napoli che sino alla sospensione avevano disputato e vinto il solo derby d’andata giocato in casa contro il Naples! Senza dubbio alcuno tale decisione fu palesemente immeritoria, perché lo scudetto 1914-1915 fu assegnato “a tavolino” senza le opportune e necessarie motivazioni sportive.

Non solo perché tra le varie contendenti la Lazio era quella che al momento della sospensione era senz’altro la più prossima alla qualificazione per la finalissima nazionale, ma anche e soprattutto perché non si tenne affatto conto di quanto e cosa avesse rappresentato il club capitolino per il movimento calcistico/sportivo nazionale sin dalla sua fondazione del 9 gennaio 1900, sia a livello organizzativo, sia a livello sociale, sia a livello agonistico. Sicuramente sarebbe stato assai più premiante, senz’altro più rappresentativo e verosimilmente più equanime proclamare il Genoa e la Lazio Campioni d’Italia ex aequo, ovvero il Genoa Campione dell’Italia Settentrionale e la Lazio Campione dell’Italia Centro-Meridionale, con la possibilità per entrambe di potersi fregiare del titolo tricolore ed impreziosire di nobiltà i rispettivi albi d’oro. E a nessuno venga in mente di eccepire che sotto il profilo giuridico/sportivo una siffatta duplice titolazione sarebbe stata impraticabile, perché nel calcio nostrano, seppur per motivazioni diverse, è già accaduto che in circostanze particolari e più precisamente nel campionato 1921-1922 fu contemporaneamente assegnato uno scudetto alla Novese (Campione FIGC) ed un altro alla Pro Vercelli (Campione CCI), entrambi ritenuti ex post validi ai fini dei rispettivi palmarès.

Il caso in questione, tuttavia, per decenni è stato lasciato nell’oblio del dimenticatoio, senza che nessuno se ne sia seriamente e fattivamente occupato, forse perché in una società in continua rinnovazione sarebbe risultato difficile rimuovere da sotto il tappeto una polvere così tanto datata, forse perché sarebbe risultato complicato dipanare i contrapposti interessi in gioco, forse perché in mancanza di un precedente speculare non sì è avuto il coraggio di creare una precipua giurisprudenza sul punto. Non è dato saperlo. Quel che è certo, però, è che Maggio 2015 rappresenta non soltanto il mese del centenario della prima guerra mondiale, ma anche quello del centenario della più grande delle ingiustizie sportive.

In quella “grande guerra”, peraltro, persero la vita migliaia di persone, cui dev’esser destinato senza distinguo alcuno un immenso tributo umano. Oltre l’uniforme, però, alcune di esse indossarono con estrema passione la casacca biancazzurra, ed è anche per la loro memoria che a distanza di 100 anni, a parere di chi scrive, quel torto sportivo meriterebbe di essere integralmente riparato con un grande atto di giustizia… federale! Quel che da queste colonne è possibile fare è chiamare a raccolta tutti i laziali e gli uomini di sport in genere, i media, le associazioni ed i comitati che in un qualche modo possano definirsi rappresentativi degli interessi del sodalizio capitolino, gli organi direttivi della Polisportiva, gli azionisti della Società e primus inter pares il Presidente della Lazio Calcio, affinché, ognuno per quanto di propria competenza, propongano, sostengano e perorino le ragioni giuridico/sportive di qualsivoglia iniziativa, ivi compresa un’eventuale istanza al Presidente della FIGC affinché disponga la nomina di un’apposita commissione ad hoc, finalizzata all’assegnazione ex aequo dello scudetto 1914-1915, ovvero all’attribuzione al Genoa del titolo di Campione dell’Italia Settentrionale ed alla Lazio del titolo di Campione dell’Italia Centro-Meridionale per stagione calcistica de qua! Lo si deve ai valori dello sport, al comune buon senso, alle ragioni del diritto ed a quei ragazzi mai sufficientemente celebrati che qui di seguito ci permettiamo di ricordare.
Rosa Lazio 1914-1915: Rossini, Serventi (portieri); Amici, Bona, Levi II, Maranghi, Saraceni II, Terrile (difensori); Di Napoli I, Di Napoli II, Donati, Faccani, Zucchi II (centrocampisti); Consiglio, Coraggio, Corelli I, Cella I, Fioranti I, Furia, Saraceni I (attaccanti); Baccani (allenatore).

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